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TUTTO RITORNA

 

<<Si sta bene qui>> disse Grace lasciandosi cullare dal sedile di pelle e dal tepore della Mercedes di Andrew.

<<Puoi restarci per sempre>> le sussurrò all'orecchio il ragazzo con tono dolce e gentile. <<Davvero?>>

<<Davvero>>.

I loro occhi per un attimo si unirono. Lei lo ammirava piacevolmente stupita. Non aveva mai notato quanto Andrew fosse affascinante, così come non aveva notato il coltello che stava estraendo dalla tasca.

Sentiva il corpo fremere al pensiero di baciarlo. Lui era lì davanti suo viso, sarebbe bastato avanzare di qualche centimetro e le loro labbra si sarebbero incontrate. Andrew attese. Sapeva che non doveva affrettare le cosa o lei si sarebbe sentita a disagio mettendosi sulla difensiva e tutto sarebbe andato in fumo.

Rimase quindi in silenzio, fissandola negli occhi, nascondendo la voglia omicida che infiammava il suo sguardo dietro uno spesso velo di finta dolcezza.

Grace non riusciva a non guardarlo.

Mai nella sua vita si era sentita così affascinata da un ragazzo. In lui vedeva possibilità infinite, come se i suoi occhi verdi fossero un immenso prato dove nascono le rose dei sogni. Fiori così magici che al solo raccoglierli avrebbero potuto realizzare ogni desiderio. Stava bene, per una volta nella vita poteva affermare di sentirsi apprezzata.

Fino a quel momento Grace non aveva mai trovato un ragazzo davvero interessato a lei. Era bellissima ragazza, con un corpo snello e sensuale. Quella lei pensava fosse la cosa più negativa. La maggior parte dei ragazzi che si avvicinavano a lei era solo per un puro e semplice desiderio sessuale, proprio per via del suo aspetto. A nessuno importava dei valori che lei aveva coltivato durante la sua vita.

Grace era come un meraviglioso quadro. C’era chi la voleva per l’immagine che rappresentava e la splendida armonia che creavano i suoi colori senza capire nemmeno lontanamente cosa rappresentasse quel disegno, la tecnica usata per dipingerlo e il duro lavoro che c’era dietro ogni dettaglio. E poi era arrivato Andrew e senza battere ciglio era riuscito a vedere tutte quelle cose e ad apprezzarle. Avevano passato la serata a dialogare dei suoi interessi e lui era sempre intento a fissarla negli occhi. Non l’aveva mai sorpreso a sbirciare dentro la scollatura. Andrew era un perfetto gentiluomo. Vestiti eleganti, un ottimo lavoro, un aspetto curato nei minimi dettagli, intelligente e allo stesso simpatico.

 

La classica persona per bene.

Il classico assassino.

 

D’altronde pochi collegano le due cose. Per la maggior parte della gente i criminali sono quelli con i capelli colorati e i tatuaggi. Non vestono Armani o Cavalli ma indossano jeans strappati e giubbotti di pelle, non ascoltano Mozart ma gli Iron Maiden. Poi li vedi nei telegiornali a parlare del vicino che ha ucciso i figli dicendo “non me lo sarei mai aspettato era una persona così per bene”. Questo accade perché la maggior parte della gente si ferma alle apparenze, giudica il libro dalla copertina.

 

E’ così assolutamente ridicolo e insensato. E’ così fottutamente normale.

 

Grace non rientrava nelle poche persone che sanno che il male non sempre ha zoccoli di capra e odore di zolfo e viaggia su una carrozza di teschi. A volte ha gambe, il profumo di Dolce & Gabbana e viaggia su una Mercedes.

 

Sempre più persa nelle sue fantasticherie, si lasciò andare e lo baciò…

 

Andrew aspettava quel momento da moltissimo tempo. Più di dieci anni.

Faceva ancora la terza media ai tempi e Grace era una sua compagna di classe. Fin da piccola era sempre stata la più bella della scuola, a differenza di lui che era il classico brutto anatroccolo che aspetta e spera di trasformarsi in un bel cigno. Lei era di buona famiglia e non le mancava nulla, la classica ragazzina viziata. Questo la portava a stare con le ragazze più ricche, più snob e oltre ad essere molto affascinante era anche immensamente stronza. Non aveva rispetto per nessuno e guardava tutti dall’alto in basso. Andrew era innamorato di lei fin dal primo anno delle scuole medie. L’aveva fatto in silenzio per due lunghissimi anni. Giorno dopo giorno la vedeva tre banchi davanti a lui, con quei lunghi capelli biondi che le si arricciavano delicatamente sulle spalle. La sentiva parlare, rispondendo alle domande della professoressa in maniera impeccabile e con la sua voce graziosa e al tempo stesso arrogante. Andrew aveva passato giorni e giorni a sognarla, a immaginare un futuro raggiante con lei. Il loro amore sarebbe sbocciato come una splendida rosa rossa portando eterna felicità. Infiniti discorsi vennero formulati dalla mente del ragazzo, tutti poi soffocati e legati con le catene della paura. Tuttavia due anni di silenzio sono lunghi ed estenuanti.

Erano circa a metà del terzo anno e era da poco suonata la campanella che segnalava la fine dell’ora di matematica quando Andrew liberò ogni suo pensiero dalle catene che lo imprigionavano e si dichiarò. Confessò a Grace ogni cosa, parlando tutto d’un fiato per non rischiare di bloccarsi a metà. Era importante che lei sapesse quanto lui fosse innamorato di lei.

Lei ascoltò ogni cosa e poi esplose in una sonora risata. Ridicolizzò ogni sua parola, facendolo sentire più piccolo di un acaro. Tutti i sentimenti e i progetti esplosero come una vetrata di cristallo sotto un colpo di mortaio. Frammenti di sogni si conficcarono nel cervello. Uno sciame d’api che pungono e iniettano il loro veleno. Dentro di lui qualcosa morì. Aveva provato a cogliere la bellissima rosa dell’amore e ora aveva la mano squarciata dalle spine. Avvertì la collera divampare dentro di lui. Osservava quel bellissimo viso d’angelo e provava un’immensa voglia di trasformarlo in una maschera di sangue. Prenderlo a pugni fino a quando le ossa della mano non si sarebbero spezzate. Perché era stata così crudele? Poteva semplicemente rifiutarlo e invece no. Lei aveva desiderato umiliarlo, ridicolizzarlo. Si era messa a ridere davanti a tutti, chiedendogli se davvero credeva in quello che stava dicendo. Gli aveva domandato se lui fosse stato davvero così stupido da credere di potersi permettere una ragazza come lui.

 

“Non potresti avermi nemmeno nei tuoi sogni”.

 

Quando aveva udito quelle parole si era sentito trafiggere il cuore. Era consapevole del fatto che sotto molti aspetti lei era ancora bambina, d'altronde entrambi avevano solo quattordici anni. Lui si era trovato a dover crescere in fretta per le difficoltà della sua famiglia, ma a lei non era mai mancato nulla e questo l’aveva resa più immatura. Quelle parole, tuttavia, furono come un foro di proiettile e il dolore di quella ferita è sempre uguale, non importa se a impugnare la pistola sia un adulto o un bambino.

 

Soffocò la collera e ogni istinto violento che provava verso di lei e se ne andò. Tornò a casa di corsa, raggiunse la sua stanza e scoppiò in un pianto isterico. Pianse fino ad affogare la collera nelle lacrime, rivestendola del loro carico di dolore. Tutta la rabbia che aveva in corpo si trasformò in desiderio di vendetta.

 

Giurò su se stesso che un giorno Grace l’avrebbe pagata.

 

Ora, esattamente undici anni dopo, lei era lì. Seduta nella sua Mercedes, labbra contro labbra e con lingua che si muoveva dentro la sua bocca come un serpente, ma stavolta non sarebbe stata lei a sputare veleno. Andrew assaporò quel bacio. Percepì il sapore aspro dei sogni infranti e quel dolcissimo gusto che ha la vendetta. C’era anche un leggero retrogusto amaro in quel bacio.

Undici anni sono tanti e lui era cambiato moltissimo. Praticamente irriconoscibile, almeno per lei. Una persona a lui vicina avrebbe potuto capire che dietro al nome Joseph Widow in realtà c’era Andrew Stone perché lo sguardo e altri piccoli dettagli non erano stati modificati dal tempo, ma non Grace. Lui era sempre stato invisibile davanti per lei e probabilmente non l’avrebbe riconosciuto nemmeno dopo un anno. E questo a lui andava benissimo. Non poteva essere più perfetto di così.

 

Undici anni. Aveva atteso per undici lunghi anni, ma ora il momento era arrivato.

 

Le cinse il fianco con il braccio stringendola a sé, controllò che avesse gli occhi chiusi e fece scivolare dietro di lei la mano sinistra col coltello. Osservò la luce del lampione riflettersi sulla lama, un piccolo sorriso argentato nel buio della notte. Assaporò il bacio ancora per qualche istante poi affondò il colpo. Il coltello penetrò il fianco della ragazza con estrema facilità, forandogli un rene. Grace avvertì il dolore profondo e lancinante della ferita e per poco non svenne. Il mondo di sogni romantici che stava vivendo fino a qualche istante prima cominciò a mutare. Il sangue stava inondando il prato delle rose magiche piovendo dal cielo. I fiori allungavano le loro spine muovendosi verso di lei come diabolici serpenti. Non realizzavano desideri. No, loro si nutrivano di sogni e vomitavano incubi. Il paesaggio intorno svaniva dietro un velo nero con sfumature vermiglie. La vista cominciava a sparire. Echi di voci lontane e spettrali si mischiavano nelle sue orecchie come macabri lamenti. Si sentiva debole. Un’altra pugnalata la riaccese. Il dolore era immenso. Mai in tutta la vita aveva provato qualcosa di così doloroso. Tutti i ricordi gli passarono davanti come un vortice rapido e malinconico. Pensò a quanto fosse cambiata rispetto alla stronza che era prima e si pentì per tutto il male che aveva fatto agli altri. Undici anni erano passati anche per lei. Avevano cambiato anche lei. Non ricordò Andrew. Sentì la lama penetrare nella schiena, ancora e ancora. Provava a dimenarsi ma le forze l’avevano abbandonata. Gridava ma nessuno la sentiva. Pianse. Sentì il coltello affondare nel cuore e poi si spense tra le lacrime. Andrew la sistemò sul sedile, il coltello ancora conficcato nel petto per simboleggiare la sua vittoria, e la guardò.  

 

Te l’avevo detto che potevi restarci per sempre pensò e un sorriso diabolico gli comparve in volto. Accese una sigaretta e tirò fuori dal taschino un foglietto e una penna. Cancellò con una riga il primo nome della lista e poi partì.

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