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Sangue

 

Era una sera come tante.

Una di quelle sere piatte, dove lo stelle sembrano timide e il cielo annoiato. Soffiava una brezza leggerissima, come se ogni tanto il mondo sospirasse. Respiri freschi impreziositi dalla fragranza della pioggia incombente.  La luce bianca dei lampioni brillava sull’asfalto umido e le insegne dei bar coloravano i marciapiedi. La maggior parte delle case buie e silenziose, tuttavia alcuni finestre erano ancora illuminate e si sentivano persone ridere o parlare. Robert, come ogni sera, stava camminando lungo la Main Street con la sua sigaretta in bocca. Alicia detestava l’odore del fumo e lui per rispetto fumava soltanto quando faceva la passeggiata notturna. Era un vizio che aveva sin dall’adolescenza. Prima di andare a dormire, ogni sera, usciva e faceva una piccola passeggiata intorno all’isolato. Quei dieci minuti erano come una medicina. Schiarivano le idee, districando i nodi che i dubbi avevano formato durante la giornata. 

Procedeva tutto a meraviglia, fino a quando non iniziò a piovere. Robert alzò gli occhi verso il cielo e rimasero incatenati a quel terribile scenario. Le nuvole si strappavano in piccoli pezzi, annerendo come tumori. Uno squarcio, profondo quanto gli abissi dell’inferno, stava comparendo in cielo. Il sangue scendeva a fiumi sulla terra, inondando la città, come una punizione divina. 

Le case, le strade, ogni cosa veniva investita da quel sangue estirpatore. Lacrime d’angelo che consumano le anime degli umani. Le gocce cadevano, roventi e urlanti. Ognuna di esse portava dentro di sé le urla straziate di migliaia di persone sottoposte ad atroci torture. Le loro voci antiche e spezzate dal dolore rimbombavano nella testa di ogni abitante, generando un vortice di dannazione e tormento. 

La gente non riusciva più a scappare. Le loro menti erano dilaniate dalla sofferenza. Quelli che avevano raggiunto la strada, ora erano inginocchiati con gli sguardi rivolti verso il cielo. 

I loro occhi cominciarono a bruciare, le pupille a corrodersi e sciogliersi, colando all’interno delle orbite come pus. Catene di sangue fuoriuscirono dalle orbite vuote e schizzarono verso il cielo. Nonostante le ferite, ognuno di loro continuava a vedere. Quello che stava avvenendo veniva proiettato all’interno delle loro menti. 

I morti cominciarono a riversarsi fuori dallo squarcio nel cielo e a muoversi lungo le catene come ragni. I loro corpi erano macchiati di sangue e ricoperti di vermi giallognoli. Urlavano con voci piene di dolore e gioia allo stesso tempo. 

Non rimaneva più nulla del cielo. Un groviglio indescrivibile di catene lo collegava alla terra, come un mastodontico cuore e le sue vene.  

Ogni persona sulla Terra si stava lentamente tramutando in sangue, insieme alle sue emozioni, ai propri sogni e ricordi. Nessuno sopravvisse. I miliardi di morti che giunsero sulla Terra cominciarono a nutrirsi del sangue lasciato dai vivi. I loro volti affondarono frenetici in quel lago cremisi e cominciarono a bere con avidità, emettendo suoni gutturali e tenebrosi. Si nutrirono con la vita, i sogni, i ricordi e le emozioni dei vivi. Levarono gli sguardi al cielo e cominciarono a gridare in segno di vittoria. Avevano riconquistato il pianeta che un tempo lontano era appartenuto a loro. 

Il mondo che conoscevamo era giunto al termine, rimpiazzato da un mondo fatto di sangue che scorre all’infinito…

 

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